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Intervista a Jay Kim, l’uomo dietro le coreografie del K-Pop: “Voglio portare in Europa l’energia della Corea”

Ha formato idol sotto le etichette Loen e Forest Entertainment, portato il suo stile in oltre 50 Paesi, giudicato le migliori competizioni al mondo. Ma Jay Kim, coreografo sudcoreano, non cerca solo il passo perfetto: vuole creare connessioni, superare barriere culturali e costruire uno spazio dove la danza diventa identità. 

Jay Kim, coreografo sudcoreano

In un mondo che consuma trend alla velocità di uno scroll, Jay Kim è uno di quelli che costruisce fondamenta. Non segue le mode: le anticipa, le plasma, le insegna. Coreografo sudcoreano di fama internazionale, ha girato mezzo mondo con i suoi workshop e ora guarda all’Europa come prossimo terreno di crescita. Oggi, ai nostri microfoni, una parte della sua storia.

Formatosi tra breakdance e stage professionali, Jay ha allenato talenti sotto etichette come Loen e Forest Entertainment. “Conciliare creatività e standard K-Pop non è mai stato difficile per me. I coreani sono ottimi ballerini. Vedo in loro lo stesso percorso che ho fatto io: si parte dallo stile urbano, poi ci si apre al resto. Ed è lì che nasce la forza dell’idol. 

Con oltre 50 Paesi toccati dai suoi workshop, Jay non si limita a insegnare movimenti: costruisce visioni. “All’inizio non sapevo l’inglese, ed è stato complicato. Ma volevo farmi capire. Dovevo, per rispetto dei miei studenti. In Corea i trainee lavorano duramente. In Europa, invece, ho visto molte persone scoraggiarsi. Alcuni non reggono la pressione, addirittura piangono. Io cerco di portare una danza il più possibile vicina a quella del K-Pop coreano. Questo è il mio obiettivo. 

Ma se pensate che la vita di un coreografo sia tutta viaggi e luci colorate, Jay Kim rimette subito le cose in chiaro. “La gente vede solo il lato brillante, ma non sa quanto sia faticoso questo lavoro. Sono spesso lontano dalla mia famiglia, devo occuparmi della danza ma anche della comunicazione, della gestione. Mi viene detto di riposare, ma a volte non voglio. Sento che c’è sempre qualcosa in più che posso fare.” 

E infatti, quel “di più” lo ha fatto. Lo scorso anno ha creato un programma di formazione per ballerini K-Pop, per offrire a chi sogna questa carriera uno strumento concreto di crescita. Un progetto che si somma al desiderio – già concreto – di aprire una scuola di danza, magari proprio in Europa. “Per ora continuo a insegnare, anche se sto cercando un posto per aprire la mia scuola di danza, magari in Europa. Finché ci saranno eventi e possibilità, i ragazzi avranno occasioni per migliorare.” 

Tra i suoi sogni nel cassetto, una collaborazione con i TXT o i Seventeen. “I Seventeen, soprattutto, sono diversi. Non sono solo immagine. Se lavorassi con loro verrebbe fuori qualcosa di speciale. Mi sento molto vicino a loro, a livello professionale.” 

E se il K-Pop ha conquistato le classifiche mondiali con look impeccabili e performance perfette, Jay Kim ricorda a tutti che dietro quei tre minuti di spettacolo c’è una vita intera di preparazione. Una che, per lui, vale ancora la pena di vivere ogni giorno. Anche quando gli dicono che dovrebbe rallentare. Anche quando non vuole. 

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