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Zarbano svela: “Milito al Genoa fu ‘merito’ del Catania”

Il folle ritorno del ‘principe’ in Italia, il contratto lanciato sopra la porta, e la partita che fu ‘causa scatenante’: il neo dg rossazzurro lo racconta dopo 17 anni👇

Zarbano
📸tuttocalciocatania – Alessandro Zarbano, 56 anni, attuale Direttore generale del Catania – voceliberaweb

L’anno è il 2008, il giorno è il primo di settembre, ultima data utile della sessione estiva di calciomercato. All’Ata Hotel Executive di Milano, sede ufficiale delle trattative, è come sempre tutto un viavai di procuratori e dirigenti sportivi, indaffarati a chiudere quante più operazioni possibile nelle pieghe finali di una giornata caldissima.

Tra questi vi sono Enrico Preziosi e Alessandro Zarbano, all’epoca rispettivamente patron e dg del Genoa. I due hanno già in pugno il contratto del serbo Jankovic, ma tentano disperatamente di finalizzare un colpo di coda che avrebbe del clamoroso: riportare in Italia un certo Diego Alberto Milito.

Il ‘principe’ aveva già vissuto una parentesi italiana (stagione 2004/05, proprio nella Genova rossoblù) per poi trasferirsi in Spagna, al Zaragozza. Tre anni più tardi, il desiderio dell’attaccante argentino è uno solo: fare ritorno in Liguria. E le contorte e spesso imprevedibili dinamiche del mercato fanno presentare l’occasione sul finire dell’estate.

Trattativa non semplice per i tempi ristretti. L’ok definitivo degli spagnoli alla cessione arriva alle 18:55 dell’ultimo giorno utile. C’è un problema però: la ‘deadline’ delle operazioni è fissata per le 19:00. Il rischio che salti tutto per mancanza di tempo è praticamente realtà. Serve un guizzo, un lampo di genio, un gesto impensabile.

Il colpo di genio, o mossa della disperazione che dir si voglia, è di Federico Pastorello (agente di Milito) il quale raccoglie in fretta e furia la documentazione e si precipita all’Ata Hotel, dove trova il box della Lega la cui porta è stata già chiusa(sono le 19:00). A quel punto ecco subentrare l’istinto: il procuratore prende il contratto firmato dal suo assistito e dal Genoa e lo ‘lancia’ letteralmente al di sopra di quella porta. Il tutto avviene proprio sul gong, anzi un pelino oltre.

A raccontare quegli attimi concitati è lo stesso Pastorello: “facemmo firmare il Genoa e mandammo tutto via fax. Io mi precipito in hotel e corro verso i box, do il contratto ad un mio collaboratore e gli dico di correre a depositarlo. Ero tranquillo a quel punto, ero convinto che tutto fosse sistemato. Alle 19.02 mi avvicino ai box della Lega e vedo il mio collaboratore lì fuori. “Cosa stai facendo?”, gli chiesi. E mi disse che era già chiuso. Sapevo che dentro c’era il Genoa ed istintivamente mi venne in mente di saltare, sfruttando la mia altezza e gettando il contratto dentro al box

Alla fine quella si rivelerà essere la ‘sliding door’ della stagione, oltre che di un pezzo di storia del calcio italiano: di nuovo al Genoa, il ‘principe’ metterà a segno 24 gol in 31 presenze, contribuendo alla qualificazione dei rossoblù in Europa League, per poi accasarsi all’Inter, dove, com’è noto, sarà tra gli artefici del leggendario Triplete.

Quello che in tanti non ricordano, però, è che a giocare un piccolo ruolo nel secondo approdo di Milito in Italia fu proprio il Calcio Catania. Ma in che modo? (continua sotto👇)

📸sportface – Diego Milito con la maglia del Genoa nella stagione 2008/09

Di recente, lo ha rievocato Alessandro Zarbano nella conferenza di presentazione come nuovo direttore generale del club etneo. Ebbene sì, perché il giorno prima di quel fatidico primo settembre del 2008 il campionato del Genoa(di cui Zarbano era un dirigente) era cominciato al “Massimino”, dove i rossoblù di Gian Piero Gasperini furono sconfitti di misura dai padroni di casa(1-0) con gol di Beppe Mascara.

Quella sconfitta rappresentò un campanello d’allarme e diede l’impulso necessario al calciomercato del Grifone che, nell’ultima folle giornata che vi abbiamo appena raccontato, avrebbe visto concretizzarsi il ritorno in Liguria del centravanti nativo di Bernal.

Ricordo che perdemmo 1-0 proprio a Catania, che in qualche modo era nel mio destino, e il presidente iniziò a dire di aver paura di retrocedere: si convinse di acquistare una punta e fece l’operazione Milito che ritornò dal Saragozza»

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