Ambiente

Insetti e hamburger stampati in 3d, ecco il cibo del futuro

Alto valore nutrizionale e basso impatto ambientale: questi i due essenziali requisiti a cui dovrà rispondere il cibo del futuro, in un pianeta che andrà verso un deciso incremento della popolazione.

Cibo
📸www.corriere.it – Bistecca vegetale stampata in 3d, già distribuita nei supermercati – www.voceliberaweb.it

I motivi di una rivoluzione ancora lontana, ma non troppo. All’inizio del 2023 la nota attrice di Hollywood Nikole Kidman è stata protagonista di una campagna di sensibilizzazione sul tema della salvaguardia ambientale promossa dalla FAO. La star 56enne viene immortalata in un video nell’atto di consumare un piatto di insetti; un messaggio, quello della campagna in questione, incentrato sulla necessità di reperire grandi quantità di cibo nei prossimi decenni, a fronte di un incremento demografico che si preannuncia consistente su scala mondiale. Se in Italia abbiamo a che fare con una preoccupante contrazione delle nascite, il discorso cambia profondamente se allarghiamo gli orizzonti, svelando uno scenario che giocoforza comporterà l’adozione di modifiche strutturali. Recenti stime calcolano infatti che entro il 2030 la Terra ospiterà oltre otto miliardi e mezzo di persone, e nel 2050 si toccheranno i dieci miliardi. Tendenze che portano inevitabilmente a ripensare anche le nostre abitudini alimentari.

Perché proprio gli insetti? Il cibo del futuro potrebbe distanziarsi molto da quanto proposto dalla tradizione. La cosiddetta “entomofagìa”, pratica da tempo in uso presso svariate popolazioni del sud-est asiatico e già regolamentata in Europa, si rende preferibile per l’alto valore nutrizionale dei suoi alimenti e per la facilità di controllarne lo stato di conservazione. La necessità di ricorrere a cibi alternativi è legata alla questione del mantenimento del nostro ecosistema. E’ impossibile pensare che le odierne abitudini alimentari possano rimanere tali anche quando la popolazione mondiale arriverà a contare un numero così grande di persone, poiché la nostra alimentazione si basa su prodotti che richiedono un certo dispendio di risorse.

Si può citare come esempio quello della filiera produttiva della carne. Gli allevamenti intensivi causano problematiche ambientali in quanto necessitano di grandi quantità di acqua, terreni da coltivare a base cereale ed emettono agenti inquinanti in quantità non più sostenibili. Dovremo pertanto rassegnarci a questo nuovo tipo di pietanze? La limitatezza di risorse in un ambiente chiuso come la Terra suggerisce che la risposta è affermativa. Ecco che tra non moltissimo tempo la carne di produzione “digital” potrebbe conquistarsi una fetta di mercato non indifferente. Il caso della start up israeliana “Redefine meat”, specializzata nella realizzazione di carne stampata in 3d, chiarisce le potenzialità di un’industria destinata a crescere per i motivi sopra detti.

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