Cultura

La storia del castello di Aci Castello

Fonte: Discover Messina Sicily

Il comune di Aci Castello è conosciuto per il suo grande monumento in piazza Castello ed è il Castello Normanno, ma come nasce questo castello?

Già ai tempi della dominazione araba esisteva una fortezza difensiva, che venne distrutta sia dagli arabi sia normanni quando liberarono la Sicilia dal dominio arabo.

Il castello fu costruito dai Normanni Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla, poi la costruzione venne approvata dai vescovi di Catania, essi serviva non solo proteggere la costa ma anche le navi mercantili che passavano per raggiungere lo stretto di Messina, ed e lì dove vengono riportate in patria da Costantinopoli dai cavalieri Goselino e Gisliberto le famose sacre reliquie di Sant’Agata, dove ancora oggi sono esposte in una antica cappella dentro il castello.

In origine la rupe dove sorge il castello era separata dalla terra ferma poi nel 1169 Aci venne investita da una disastrosa eruzione che distrusse il ponte levatoio che allora serviva come passaggio dal paese al castello e così la colata colmò con la rupe e si creò un collegamento con la terra ferma. Il castello rimase in possesso dei vescovi di Catania fino nel 1239 quando il vescovo Gualtiero di Palearia fu rimosso da Federico II di Svevia, e il castello entrò a far parte del Demanio Regio, poi con il dominio degli Angioini il castello ritorno ai vescovi di Catania.

Alla fine del XIII secolo fino all’età dei Viceré, il castello fu testimone di una lunga lotta che contrappose gli aragonesi di Sicilia ai angioini di Napoli. Il re di Sicilia Federico III D’Aragona, tolse i fondi di Aci ed il relativo castello ai vescovi di Catania e lo concesse all’ammiraglio Ruggero di Lauria come premio per le sue imprese militari, quest’ultimo poi passò dalla parte degli angioini,e il re fece espugnare il castello nel 1297 dove erano asserragliati i ribelli, per riuscire ad conquistare costruì una torre muovente in legno chiamata “cicogna”.

Nel 1320 il re Federico III diede il possesso di Aci a Blasco D’Alagona ed in seguito al suo figlio Altale D’Alagona. Nel 1354 il castello venne devastato dal maresciallo Acciarioli inviato da Ludovico D’Angiò. Altale in poco tempo organizzò una flotta che uscita dal porto di Catania sconfisse Angioini nel tratto di mare tra Aci e Ognina, questa battaglia venne ricordata come il “scacco di Ognina”.

Nel 1396 il castello venne di nuovo espugnato da Martino il giovane (nipote di Pietro IV, re D’Aragona) dopo aver contratto matrimoni con Maria figlia unica di Federico IV e ultima erede al trono degli Aragonesi in Sicilia. Tutto questo avvenne mentre Altale era assente che non poter accettare la sconfitta.

Nel 1416 il primo viceré di Sicilia, Giovanni di Castiglia ordinò la ristrutturazione del castello spendendo la cifra di 20 onze d’oro. Nel 1421 Federico Velasquez divenne il nuovo signore del castello e feudo di Aci, per la quale pagò al re Alfonso il Magnanimo una somma di 10.000 fiorini. Dopo la morte di Velasquez il castello tornò al demanio regio di re Alfonso che poi lo rivende al suo segretario Giambattista Platamone.

Il successore di re Alfonso, Giovanni II D’Aragona rivendicò il possedimento del castello a Sancio, discendente di Platamone. Questi si rifiutarono di consegnarlo, e di conseguenza fu assediato ed espugnato, Sancio e suo figlio furono inprigionati nel castel Ursino a Catania dove muorirono.

Durante il XVI il castello passò a diversi privati, finché non fu adibito in una guarnigione per sorvegliare la costa circondante e di segnalare i pericoli ad altre citta ed altre fortezze in torna alla costa. Il castello serviva anche come funzione come prigione. Nel 1528 l’imperatore Carlo V lo cedette al comune, dietro il pagamento di 72.000 fiorini. Nel 1571, don Vincenzo Gravina definì lo stemma della città, rimasto invariato nel tempo, lo stendardo era custodito all’interno del castello e portato fuori nelle feste. Nel 1634 re Filippo III lo fece ristrutturare e per l’occasione all’ingresso fece apporre una lapide con la dicitura “PHILPPUS III DEI GRATIS REX HISPANIARUM ET INDIARUM ET UTRIUSQUE SICILAE ANNO DIVI 1634.”

Esso fu dotato di artiglieria, lo testimonia il cannone murato all’interno del castello. Nel 1647 il castello fu venduto dal re Filippo IV di Spagna a Giovanni Andrea Massa che pagò 7.500 scudi, il terremoto della Sicilia orientale del 1693 recò molti danni, che furono riparati negli anni dai discendenti del Massa. Nel XIX secolo il castello entrò a far parte del Demanio Comunale, nel 1818 un altro terremoto provocò diversi danni, e non fu più utilizzato come prigione. Il castello ispirò i racconti di Giovanni Verga, nella novella “Le stoffe del Castello di Trezza”.

Agli inizi del XX il castello di venne deposito di masserizie; durante la seconda guerra mondiale la grotta del Castello venne utilizzata come rifugio antiaereo. tra il 1967 e 67 la soprintendenza ai Monumenti della Sicilia Orientale restaurò il castello. Nel 1985 si inaugurò il piccolo museo dentro il castello, grazie alle dimostrative culturali, concerti, convenni e mostre, esso sta assumendo un ruolo importante non solo come testimonianza della sua storia nella piccola cittadina di Aci Castello.

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