Psicologia e Relazioni

Come Facevano gli uomini primitivi a riprodursi?

Perché non riusciamo ad avere un figlio? 

Cerco di fare l’endocrinologo della riproduzione da 17 anni e questa domanda, anche se inespressa, sempre aleggia incorporea nel mio ambulatorio, fra me e i miei pazienti, insieme ad altre domande. Abbiamo perso tempo, vero? Ma secondo lei, abbiamo speranze? Ha visto altri casi come il nostro? 

La domanda del titolo, invece, è una delle tante, e neanche la più bizzarra, raccolta in alcuni anni di incontri con i ragazzi delle medie, inferiori e superiori, di Roma. Incontri in cui si parlava di sessualità, affettività e salute riproduttiva. Raccoglievamo, insieme alla psicologa e alla ginecologa, le domande anonime dei ragazzi, pizzini imbucati in una scatola di scarpe della psicologa, un’insalata di dubbi, guasconerie goliardiche e richieste d’aiuto che usavamo come guida per accompagnarli fuori dal meraviglioso e spaventoso labirinto della pubertà. Missione disperata in un’ora e mezza… 

La preistoria

Strana associazione, vero? Eppure c’è un legame fra le domande dei miei pazienti, adulti, e quelle di quei ragazzini. Quello che le lega è quello che non c’è, quello che manca dalla nostra adolescenza, ma anche, spesso, dalla nostra vita da adulti. Un’educazione, semplice, serena, laica ed efficace, alla sessualità ed alla salute riproduttiva. Qualcosa che ci aiuti a capire come facevano a far figli i nostri antenati degli altipiani africani o delle steppe caucasiche, e, in fondo, come ha fatto la specie umana ad arrivare fin qui e a ridurre progressivamente la propria fertilità. Come ha fatto l’Homo sapiens (cosa poteva saperne Linnaeus quando scelse il nome) a selezionare stili di vita e condizioni ambientali, pratiche agro-alimentari e processi industriali, che riducono le nostre probabilità di riprodurci. Come abbiamo fatto a scatenare, ad esempio, il paradosso evoluzionistico che sono obesità e sindrome metabolica, condizione patologica multifattoriale associata all’obesità, nelle quali aumenta il rischio di mortalità e si riduce la fertilità. L’incubo di Darwin, insomma. 

Ad esempio, chi sa che le probabilità di concepimento per ciclo ovarico, quindi per ciclo fertile della donna della specie umana, sono circa il 30%? Si chiama, tecnicamente, tasso cumulativo di concepimento, e tradotto in italiano vuol dire che, se prendo 100 coppie in età fertile (e questo è un altro bel discorso) che oggi iniziano a cercare il concepimento, cioè ad avere rapporti nei giorni fertili della donna (sono all’incirca 3 per ogni ciclo), alla fine del primo mese possiamo aspettarci che 30 abbiano concepito. Alla fine del secondo una ventina, cioè il 30% delle rimanenti. E così via, mese per mese. 

Ecco. Non possiamo aspettarci più di tanto, siamo una specie a bassa efficienza riproduttiva. E questo, fisiologicamente, dipende dal fatto che la maggior parte degli embrioni che si formano dalla magica unione di uno spermatozoo, perso nuotatore nell’oscuro tunnel della tuba, ed un acrobata oocita sparato dall’ovaio dentro la stessa tuba, la maggior parte di queste promesse di vita non sono evolutivamente competenti. Bella coppia di parole, un po’ da marketing. Ok, ve le traduco, vuol dire che non sono embrioni in grado di crescere, scendere fino all’utero, impiantarsi erodendone la parete e cercando di non risvegliare troppo il drago del sistema immunitario materno, e crescere per altri nove mesi. Non ce la fanno, la maggior parte. E quindi, che ci piaccia o no, l’evento più probabile per noi non è il concepimento. 

E spiegatelo alla suocera che ad ogni pranzo domenicale (se continua così guarda che non ci vengo più) vi chiede tignosa “e allora? Quando me lo date un bel nipotino?”. 

O alla nuora che, a un certo punto della visita, vi chiede come mai sua cugina, o quell’altra amica, dopo neanche tre mesi che ci provavano è rimasta incinta, ed è pure obesa… 

Come si fa, facendo raffreddare la pasta al forno, a spiegare alla suocera crudele (se sapesse quali ferite scavano nell’anima di suo figlio e di sua moglie le sue spensierate parole) e alla nuora indifesa, che la nostra probabilità di concepimento dipende dal corretto funzionamento e dall’integrazione fra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario, che insieme regolano le funzioni di ovaie e testicoli, e cioè funzione sessuale e riproduttiva, e dall’integrità delle vie che spermatozoo (il Nuotatore) e oocita (l’Acrobata) devono percorrere per incontrarsi? 

Come avviene la fecondazione - Paginemamma

E che fra i molti fattori che concorrono a quest’opus incertum non ce n’è uno che non possa andar storto? 

E, soprattutto, che possiamo far tanto per evitarlo? 

Ecco, quello che manca è qualcuno che ci racconti tutto questo da piccoli, o anche da quasi grandi, e che ci faccia crescere con questa semplice consapevolezza, che ci dia gli strumenti per capire come funziona e come preservare questa funzione. 

E manca una rete di professionisti che insieme, in maniera integrata, lavori per aiutarci a farlo. 

Comunque, avrete capito che a me piace parlarne. C’è tanto da raccontare e, forse non sarà granché ma, se ce la facciamo, ci proveremo. 

Arrivederci, e nel frattempo provate ad immaginare come diavolo abbiano fatto gli uomini primitivi a “scoprire come riprodursi” (così diceva uno di quei pizzini). 

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Dott. Pietro Russo

Endocrinologo, endocrinologo della riproduzione, andrologo.

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