Generazioni a confronto
I giovani del Terzo Millennio sono più flessibili, dinamici, più aperti alla diversità e ai cambiamenti. Stanno loro a cuore le questioni legate alla moralità, alla giustizia e al rispetto verso l’ambiente.
Insomma, sono loro che risultano agli occhi del mondo i più “sensibili” e, forse proprio per questo, vengono criticati di più.
Fin da bambini è naturale seguire l’esempio delle figure adulte che influenzano innegabilmente il percorso della crescita. Molto spesso coincidono con quelle dei genitori, che hanno il ruolo di indirizzare i propri figli verso la retta via.
Nella fase dell’adolescenza, tuttavia, i ragazzi, per definire la propria identità, molto spesso cercano di “contrastare” il pensiero degli adulti.
La maniera di porsi in relazione ad alcuni temi, poi, è spesso addirittura antitetica. Non a caso è iconica la frase “ai miei tempi…”, utilizzata nel mondo adulto per sottolineare la notevole differenza tra le odierne abitudini giovanili e quelle della generazione precedente.
Attualmente uno dei dibattiti più diffusi su queste ‘sfide’ di pensiero tra le due generazioni è, ad esempio l’identificazione fra sesso biologico e identità di genere.
Il mondo giovanile, attraverso soprattutto manifestazioni nelle piazze, ha cercato di affrontare questa inquietudine nei confronti di una vera e propria opportunità di identificarsi in un genere che, agli occhi di una generazione passata, sarebbe in contraddizione con le caratteristiche attinenti al sesso biologico.
Non è solo questo il punto: anche semplicemente indossare abiti reputati del sesso opposto, è un elemento che causa la maggior parte delle critiche.
È facile lasciarsi andare a frasi provocatorie; basti pensare alle parole di Vittorio Sgarbi nei confronti del cantautore Michele Bravi:
“Poi c’era quell’altro, che cantava la canzone di Battisti, che si chiama Bravi, tutto femmina”.
Esse rappresentano solo una goccia in mezzo a un mare di pregiudizi che ogni giorno destabilizzano il tentativo di esprimere sé stessi:
di recente, sono state numerose le dimostrazioni di questo divario, in particolare nelle opinioni sui partecipanti di Sanremo 2022: ad esempio su Drusilla Foer e su Blanco
«incredibile che a Sanremo l’unica donna fosse un uomo»
«quello che ha vinto, che pare sia eterosessuale, era vestito di pizzo»;
parole con cui alcuni “adulti” cercano di giustificare una presumibile incoerenza.
Tutto ciò genera nelle nuove generazioni tristezza e rabbia, ma suscita anche quella grinta necessaria per diventare una generazione futura (ed adulta) migliore.