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Esami di maturità 2023: un ritorno al passato. Altro che scuola del futuro.

Ministro Valditara – fonte immagine: Liguria notizie

Nelle ultime settimane è stato centrale il dibattito sugli esami di maturità 2023. Il Ministro dell’istruzione e del merito Valditara ha dichiarato di ritornare agli esami “alla vecchia maniera” cioè con due prove scritte e i commissari esterni.

Dopo il no ai cellulari in classe , il si alle prove invalsi, rese nel frattempo obbligatorie, ritorna a far parlare di sè con la decisione a porte chiuse di stravolgere la modalità degli esami di maturità. Servirebbe, forse, a valutare quel merito di cui tanto si è discusso da quando si è insediato al ministero? Non si sa, ma sta di fatto che è scoppiata subito la polemica.

Ma siamo sicuri che la sua mossa sia esattamente quella giusta?

Le critiche sono state serrate, perchè a quanto pare il Ministro non ha fatto i conti con i due lunghissimi anni di pandemia, dove tutti , alunni, docenti, dirigenti scolastici, sono stati messi duramente alla prova con la DAD, inizialmente improvvisata e via via sempre più adattata al programma scolastico.

I più penalizzati sono stati gli istituti tecnici, che per definizione hanno bisogno di lavorare nei laboratori e quindi di molta pratica. Certamente, un ritorno alla vecchia maniera e con una commissione giudicante esterna non premierebbe gli studenti, che seppur meritevoli non saranno in grado, probabilmente, di mostrare quello che avrebbero potuto imparare in condizioni scolastiche ottimali.

Si spera solo che, al di là delle modalità ormai stabilite, si tenga conto per i maturandi dei prossimi due anni, delle difficoltà affrontate da studenti e docenti.

Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, ha dichiarato:

“Si ripropone ancora un’altra volta un esame che non è espressione del percorso dello studente. Non si riesce a comprendere come estrarre a sorte una busta possa essere il fondamento per una valutazione finale. Dopo due anni di pandemia sarebbe stato possibile e necessario ripensare sistematicamente i metodi scolastici: superare la didattica frontale, superare la valutazione numerica, superare la bocciatura. Superare quindi anche un esame di maturità antiquato, incapace di stimolare la crescita degli studenti. La Rete contesta una scelta fatta senza il coinvolgimento degli studenti. “Si tratta di una scelta presa nel silenzio delle stanze del ministero”.

Paolo Notarnicola

Ancora una volta, come si evince da queste parole, la scuola viene vista con gli occhi di adulti poco attenti al cambiamento sociale che stanno vivendo le nuove generazioni. Ai giovani sembrano già lontane le prospettive di lavoro, almeno in Italia, e più che pensare ad una rivoluzione oggettiva e aderente ai bisogni moderni, si pensa allo stampo di un modello obsoleto e forse inadeguato anche allora.

La scuola del futuro è una visione realistica e realizzata in molti Paesi UE ed extra Ue, ma l’Italia è davvero molto lontana.

Immagine di copertina: Vistanet

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