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Empatia: il sentimento sconosciuto

In questo articolo parleremo di qualcosa che, al giorno d’oggi, è quasi una bestemmia.
Parleremo di una tematica che ormai è un taboo, che ti fa sembrare “uno strano” quando ne parli.
Una parola quasi aulica, in disuso a livelli esponenziali col passare degli anni.
Parliamo di empatia.
E ne parliamo con delle persone altamente qualificate in questa materia, che sono state così gentili da dedicarmi il loro tempo per scrivere questo articolo.


Inizieremo con Stelvio Albiani, artista e, mi permetterà di chiamarlo così, “avventuriero un po’ pazzo” per tutto quello che fa, ma ci arriveremo dopo. Prima passeremo da Anna Maria Motta, Presidentessa dell’Associazione ACTO, che ricopre un ruolo centrale nel corso di tutta questa storia.

Stelvio, a noi due: parlaci un po’ di chi sei, di cosa fai. Hai carta bianca.

Stelvio: Certo Andrea, con piacere. Mi chiamo Stelvio Albiani, ho 36 anni. Una delle cose che amo di più della vita è l’arte, ma a questo amore ne affianco un altro: quello delle moto. O meglio dire, dei viaggi in moto. Lunghi viaggi.

Stelvio Albiani

Mi accennavi infatti che fai queste tue “pazzie per buona causa”, ti piace chiamarle così. Ma quando hai capito che volevi farle più spesso e soprattutto, più pazze?

Stelvio: Tutto nasce da quando ho fatto 18 ore di fila per fare Catania-Berlino con la mia moto dei tempi, un 125cc. Pensa, non ho potuto prendere neanche l’autostrada. Ad un certo punto, dopo ore e ore sotto la pioggia, mi fermo sotto un ponte in preda ad un attacco di panico. Mi si stava per spegnere il telefono, ma poco prima dei suoi ultimi secondi di vita vedo l’immagine di un padre e una figlia abbracciati, mentre erano bombardati. Da lì penso “Dal cielo mi cade pioggia, non bombe”. Mi riprendo d’animo, e continuo il mio viaggio. Da quel momento ho capito che volevo fare beneficienza a tutti i costi.

È una storia incredibile, Stelvio. Quindi i tuoi viaggi sono per beneficienza?

Stelvio: Assolutamente sì. Da quel momento la beneficenza è entrata a far parte a pieno della mia vita, ho capito di volere aiutare le persone in tutti i modi possibili.

E come inizia questo tuo percorso benefico?

Stelvio: Inizia con ATLAS, che gestiva il progetto di costruire una scuola in Uganda. Mi feci il giro della Sicilia in 24 ore. Poi ho collaborato con ABIO, qui a Catania, per un progetto di Clown Therapy. Con D’ANELLI, associazione per bambini che soffrono di autismo di Lodi, con cui ho anche “perso una scommessa”.

Cosa intendi?

Stelvio: Dissi a una delle bambine che, se non fossi tornato dal mio viaggio entro le 17:04, mi sarei dovuto fare un tatuaggio. Decisi allora di tornare apposta alle 17:06. Il tatuaggio l’ho fatto eh, mantengo sempre le mie promesse.

In pochi l’avrebbero fatto sai?

Stelvio: Non c’è cosa più bella di vedere qualcuno sorridere. E poi, non è neanche brutto il tatuaggio.

Stelvio, altre pazzie che hai fatto? Sempre per buona causa, si intende.

Stelvio: Ne ho fatte e come. Ho fatto Catania-Turcu in 5 giorni solo tramite stradale. Barcellona-Capo da Roca, Madrid in sole 33 ore. Forse la più grande arriva ora.

Cos’hai in mente?

Stelvio: Catania-Capo Nord. Lo so, anch’io stento a crederci. Non dovessi tornare entro 3 settimane, anche qui mi farò un tatuaggio. La stella di Capo Nord.

Penso sia riduttivo chiamarla pazzia. Con un viaggio del genere allora quale migliore occasione per collaborare con un’altra associazione benefica, giusto?

Stelvio: Corretto. Collaborerò con ACTO, Associazione Contro il Tumore Ovarico. Porterò la loro bandiera in tutte le mie tappe, facendola firmare.

È un’idea magnifica. Ma abbiamo l’onore di avere qui l’esponente maggiore di ACTO stessa. Anna Maria Motta, è un piacere averla qui.

Anna: Ciao Andrea, grazie mille. È un piacere mio.

Come nasce la collaborazione con Stelvio?

Anna: Io e Stelvio avevamo un’amica in comune, ovvero Daniela Spampinato, past president di ACTO purtroppo deceduta nell’ottobre del 2022. Era una grande donna, ma forse è riduttivo dire così.

Mi dispiace molto per la perdita. È stata sicuramente una visionaria, e ha lasciato qui a voi di sicuro un’eredità non da poco.

Anna: Assolutamente. Facciamo di tutto per portare avanti ciò che lei ha creato.

Di cosa si occupa ACTO?

Anna: Principalmente prevenzione e sensibilizzazione sulla tematica. Offriamo un aiuto psico-fisico a tutte le pazienti, oltre ad avere una fitta rete di medici che aiuta costantemente pazienti e familiari nel loro percorso.

Mi hai detto aiuto psico-fisico. Spesso tutti si concentrano solo sul recupero fisico, mai quello mentale.

Anna: Già, non è assolutamente scontato offrire aiuto mentale, ma è da attenzionare poiché anche più fragile a volte del fisico. Offriamo supporto psicologico e servizi di muto aiuti gratuiti.

ACTO, via Facebook. Fonte immagine Facebook

È una cosa magnifica, si dovrebbe sentire più spesso. Per voi cosa rappresenta la bandiera data a Stelvio?

Anna: Per noi rappresenta l’alleanza ed il coraggio di portare la beneficenza e i nostri valori in alto, ovunque nel mondo per chi ne abbia bisogno.

Quali sono i nostri valori principali?

Anna: Sensibilizzazione, soddisfare i bisogni dei pazienti e aiuto psicofisico.

La ringrazio Presidente. Ha dato una visione molto dettagliata e importante sull’associazione ed il mondo che la circonda. Tornando a te e concludendo Stelvio, cosa aggiungi riguardo questa pazzia?

Stelvio: Innanzitutto devo ringraziare Corsaro Moto, che mi supporta da sempre in questi viaggi dandomi gadget, attrezzatura, tagliandi, persino lo sconto sul mio ultimo incidente.

Incidente?

Stelvio: Brutta storia. Ero in autostrada, e mi è saltata via la catena della moto. In questa situazione si può solo pregare di non morire, non c’è speranza. Alla fine me ne sono uscito con qualche osso rotto, sono ancora qui. Ovviamente non se ne parla di abbandonare la moto.

Ti fa onore, molto. Hai dato un nome alla moto?

Stelvio: Certo, si chiama “Circe” ed è un Benelli TRK 251.

Stelvio, hai un messaggio che vuoi lasciare a chi ci legge?

Stelvio: Voglio citare una mia cara amica, finlandese a cui dedicherò la tappa, che una volta disse: “I don’t want to live thinking why i never tried“. In un mondo così poco altruista basta poco per fare la differenza.

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