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Diritti Lgbt. Trudeau preoccupato, Meloni sorpresa

Il teatro è quello del G7 del Giappone, il palcoscenico è il bilaterale tra Canada e Italia. Protagonisti Justin Trudeau e Giorgia Meloni. Ad Hiroshima la giornata di ieri si è aperta con il confronto tra il Primo ministro canadese e il Presidente del consiglio, sul tavolo i molteplici dossier passati poi mediaticamente in secondo piano dopo l’uscita, del tutto inattesa, da parte del leader del partito liberale.

È il volto di Giorgia Meloni a palesare tutta la sorpresa per le parole che Justin Trudeau le rivolge in uno dei primi momenti del summit. Il tema è quello dei diritti Lgbt+ e il Primo ministro canadese non sceglie certo un approccio del tutto formale. “Siamo preoccupati per alcune delle posizioni che il tuo governo e l’Italia sta prendendo in materia, tuttavia  non vedo l’ora di parlarne con te”. Certamente il richiamo del premier canadese è rivolto ai diversi ammonimenti ricevuti da parte dell’Unione Europa circa la scadente normativa italiana a riguardo, in particolar modo per quanto riguarda le coppie di genitori dello stesso sesso. Egli ultimi avvenimenti ce lo ricordano.

Non è infatti trascorso molto tempo da quando, nella prima metà dello scorso marzo, la commissione Politiche europee del Senato bocciava la proposta del regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay, unitamente alla proposta di adozione di un certificato europeo di filiazione. Già allora le reazioni dell’opposizione non mancarono, facendo notare come praticamente in tutta Europa, tranne in alcuni Paesi come proprio l’Italia, l’Ungheria e la Polonia, i figli delle coppie omogenitoriali vengano riconosciuti fin dal primo momento della nascita, evitando battaglie legali o procedure come la cd. stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del partner, per arrivare a risultati il cui raggiungimento in altri paesi sarebbe automatico.

Attraverso una nota della stessa presidenza canadese, l’episodio del summit è stato poi definito come un semplice “scambio di opinioni” fra leader, all’interno del quale il Presidente del consiglio ha risposto che il suo governo sta seguendo le varie decisioni dei tribunali, non discostandosi affatto dalle precedenti amministrazioni. Non sono di questa idea però i diversi esponenti delle svariate forse politiche, su tutti Alessandro Zan, promotore fra l’altro dell’omonimo disegno di legge contro l’omobitransfobia, che su Twitter ha commentato: “Trudeau ha espresso preoccupazione a Meloni per la situazione dei diritti Lgbtqia+ in Italia. Meloni farebbe bene a ricordare che al G7 non c’è Orban e non c’è Duda, ci sono i leader del mondo occidentale dove i diritti sono patrimonio comune. Quella fuori posto è lei”.

Alle parole dell’onorevole del PD si aggiungono anche quelle di Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa. “Da italiano e da europeo sono sinceramente imbarazzato. Siamo nel 2023, al G7, tra i grandi del mondo, e ancora dobbiamo essere richiamati per i diritti negati alla comunità LGBTI+. Imbarazzato perché rispetto al Canada e a un premier liberale come Justin Trudeau, che nel corso della sua amministrazione ha legalizzato la cannabis, l’Italia è il buco nero d’Europa sui diritti. Imbarazzato per le persone LGBTI+ che vivono in Italia e per l’isolamento internazionale a cui questo governo sta relegando il nostro Paese”.

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