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Intelligenza artificiale, minaccia all’occupazione?

IA: da un sondaggio di Pew Research Center emerge che il 68% degli intervistati è sicuro delle ricadute occupazionali dell’intelligenza artificiale⬇️

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I dati fanno riferimento a uno studio condotto dal noto centro di ricerca americano sul finire del 2022, proprio nel periodo in cui stava esplodendo l’entusiasmo per il fenomeno Chatgpt. Il nocciolo della rilevazione, svolta su un campione statistico di 11004 adulti statunitensi, è che la sensazione maggiormente diffusa tra i lavoratori sia quella secondo cui l’intelligenza artificiale (IA) produrrà sicuri cambiamenti su molteplici aspetti legati al mondo del lavoro.

Se la convinzione circa l’impatto della tecnologia è assolutamente maggioritaria (68%), permane l’incertezza degli intervistati sulle modalità attraverso le quali si concretizzerà questa incidenza. A tal proposito, solamente il 28% ritiene di poter essere coinvolto dagli effetti dell’IA sul proprio lavoro, allo stesso tempo il 38% si dice per nulla convinto delle personali ricadute occupazionali. Tirando le somme, il quadro dipinto dal sondaggio ci fa comprendere come non vi sia alcuna contezza di come l’intelligenza artificiale cambierà il mondo del lavoro, postulandone comunque un’invadenza destinata a farsi sempre più grande nei prossimi anni.

Seguendo le attuali linee di tendenza, gli investimenti delle aziende in tecnologia risultano essere in crescita e fanno pensare ad un coinvolgimento di svariati ambiti produttivi in tempi non lunghissimi. Al giorno d’oggi si registrano datori di lavoro che impiegano già l’IA nelle operazioni di reclutamento del personale. Proprio per quanto concerne l’aspetto delle assunzioni si rileva un esito contraddittorio: il 47% del campione considera l’intelligenza artificiale più valida dell’essere umano nel valutare i candidati, contrariamente all’opinione del 41% che ne critica l’utilizzo per questo scopo.

Va poi attenzionata la questione relativa alla percezione della sorveglianza “intelligente” sul posto di lavoro. L’81% degli intervistati sostiene che un impiego massiccio dell’IA non farà che portare i lavoratori a sentirsi sempre più osservati in maniera inopportuna. Fioccano d’altronde, nello scenario odierno, gli esempi di professionisti la cui condotta viene esaminata da sistemi di sorveglianza alimentati dall’intelligenza artificiale che ne evidenzia ritmi produttivi e comportamenti scorretti, con il rischio concreto di porre in essere svilenti e disumanizzanti pratiche di gestione e controllo del personale.

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Due esigenze si trovano così a dover essere contemperate: da parte dei datori di lavoro, quella di poter contare su efficaci sistemi da implementare nell’organizzazione aziendale per ottenere risultati obiettivamente migliori, da parte dei lavoratori quella di continuare a svolgere le proprie mansioni senza subire indebite invasioni. Una riflessione non di poco momento, vista l’inevitabile ingerenza della tecnologia nei processi produttivi che in proiezione si stima possa manifestarsi. Fermarsi un attimo e pensare alle conseguenze ad ampio raggio di un uso così pervasivo dell’intelligenza artificiale costituisce la chiave per trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la necessaria protezione delle opportunità occupazionali e del bisogno dei lavoratori di essere posti nelle migliori condizioni per garantire una resa ottimale.

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