Salute

Calcoli biliari: quando preoccuparsi.

Di cosa si tratta

La colecisti (o cistifellea) è un organo simile a un sacchetto che funge da serbatoio per la bile: è lunga circa 8-10 cm, posizionata sulla faccia inferiore del fegato, nel quadrante superiore destro dell’addome. La bile è una soluzione giallo-verdastra, costituita da acqua (90%) e da soluti (acidi biliari, fosfolipidi, colesterolo, bilirubina, proteine). La sua funzione principale, tramite gli acidi biliari, è l’emulsione dei grassi introdotti con la dieta, che ne consente la digestione da parte degli enzimi intestinali. Ha inoltre un ruolo nell’eliminazione della bilirubina (prodotto di degradazione dell’emoglobina) che le conferisce il suo tipico colore.

La bile viene prodotta dal fegato e conservata nella colecisti. Nel momento in cui ingeriamo dei grassi che devono essere digeriti, la colecisti si contrae e riversa la bile nell’intestino (in particolare nel duodeno), tramite dei dotti chiamati vie biliari.

In alcuni casi, però, la bile tende a cristallizzarsi e aggregarsi formando dei calcoli (litiasi biliare): questo accade quando aumenta la componente insolubile (colesterolo e fosfolipidi) rispetto a quella solubile (sali biliari). I calcoli possono essere di due tipi: di colesterolo (nel 75% dei casi), in cui la porzione principale è appunto il colesterolo, e pigmentari (nel 25% dei pazienti) in cui è presente una maggiore componente di bilirubina.

Esistono alcuni fattori rischio che aumentano la probabilità di formazione dei calcoli: il sesso femminile, l’età (perché con l’età aumenta la concentrazione di colesterolo nella bile), la storia familiare, il sovrappeso (dieta ricca di grassi e carboidrati semplici, e povera di fibre), i rapidi dimagrimenti, il diabete mellito, le gravidanze multiple e la terapia ormonale estroprogestinica.

La maggior parte dei pazienti con litiasi della colecisti non presenta sintomi (circa il 70-80%) e di questi solo l’1-4% ogni anno diventa sintomatico. La presenza di sintomatologia in genere è dovuta al fatto che i calcoli si spostano lungo il percorso dalla colecisti al duodeno.

Il sintomo più tipico della calcolosi della colecisti è la colica biliare: dolore acuto nei quadranti addominali superiori (soprattutto a destra) che raggiunge l’intensità massima in 15-30 minuti e poi tende a risolversi spontaneamente. Spesso insorge dopo un pasto ricco di grassi, è un dolore continuo che dura circa un’ora ma può persistere per un paio d’ore e può irradiarsi alla regione scapolare destra. Durante la colica non è presente febbre né alterazioni degli esami di laboratorio.

La colecistite acuta è l’infiammazione della colecisti, dovuta in genere all’ostruzione del dotto cistico da parte del calcolo: in questo caso, il dolore colico si protrae per più di 5-6 ore, si accompagna a febbre, nausea, vomito, tachicardia. Agli esami di laboratorio si rileverà un aumento dei globuli bianchi e degli indici di flogosi (cioè dei valori che ci permettono di capire che c’è un’infiammazione in corso).

In alcuni casi, se la colecistite non viene trattata si possono avere delle complicanze come la perforazione dell’organo, che può portare a peritonite.

Se il calcolo si localizza nella via biliare principale tra colecisti e duodeno (coledoco), potrebbe ostruirla, determinando il blocco del deflusso di bile che porterà a ittero (colorazione giallastra della cute e delle mucose).

Se il calcolo si localizza nella parte finale del coledoco, può bloccare anche il dotto pancreatico di Wirsung, perché il pancreas tramite il suo dotto riversa il succo pancreatico in duodeno nella stessa regione in cui viene riversata la bile. L’ostruzione da parte del calcolo può determinare la pancreatite acuta biliare, complicanza grave della calcolosi della colecisti che si presenta in genere con un dolore intenso nei quadranti addominali superiori che si irradia posteriormente alla schiena.

Il miglior modo per visualizzare i calcoli nella colecisti è eseguire un’ecografia dell’addome superiore, mentre la TAC (oggi chiamata TC) può essere utile soprattutto per la diagnosi delle complicanze, come le infezioni, le perforazioni della colecisti, le lesioni delle vie biliari o la pancreatite.

La terapia della colecistite acuta e della calcolosi sintomatica consiste nella colecistectomia in laparoscopia: tramite delle piccole incisioni cutanee, si interviene chirurgicamente per rimuovere la colecisti. In caso di colecistite è importante che il trattamento chirurgico sia accompagnato dal trattamento medico con idratazione e antibioticoterapia.

Dott.ssa Serena Scilletta

Medico

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