Spettacolo

“Avvocata Woo” e Autismo. La “speciale” serie coreana di Netflix conquista i cuori dei ragazzi italiani.

“Avvocata Woo” è il titolo del drama più in voga del momento che porta la firma della sceneggiatrice sud-coreana Moon Ji-won. Attraverso l’intenso e a tratti intricato e quasi impenetrabile personaggio affetto da autismo, si tratteggiano man mano i contorni tanto della protagonista, quanto degli altri personaggi le cui caratteristiche si vanno a definire tra gli spazi dello studio legale Hanbada e le aule dei tribunali in cui si susseguono i numerosi casi che costituiscono il perno della vicenda.

«Hans Asperger, il primo ad aver condotto studi sull’autismo, credeva che ci fosse un lato positivo in esso. Disse che non tutto ciò che era fuori dalle righe o reputato “anormale” dovesse essere “inferiore” e che, con nuovi modi di pensare e attraverso le esperienze, le persone affette da autismo avrebbero potuto, in seguito, realizzare grandi cose. Hans Asperger era un collaboratore nazista: il suo lavoro consisteva nel distinguere i bambini tra coloro che erano degni di vivere e coloro che, invece, non lo erano. Per i nazisti, a non meritare di vivere erano i disabili, i malati terminali o i malati di mente, inclusi coloro che erano affetti da autismo. Perfino ottant’anni fa, l’autismo veniva considerato come una malattia per cui non valeva la pena vivere.»

Queste le parole recitate dall’attrice Park Eun-bin che veste i panni della brillante avvocata Woo Young-woo e che, stando alle testimonianze, è stata da subito la prima scelta da parte della produzione, la quale ha atteso addirittura un anno pur di convincerla ad accettare questo complesso ma straordinario ruolo, facendosi portavoce non solo dei disagi di una malattia, ma anche del faticoso processo di inserimento in una società schiva e diffidente, ma soprattutto schiava del pregiudizio.

“Straordinaria” è il ricorrente aggettivo che le si accosta fin dal titolo che in coreano è 이상한 변호사 우영우 (“Isanghan byeonhosa Woo Young-woo”), la cui scelta ha subito scatenato una serie di polemiche in quanto, con Isanghada (이상하다), ci si riferisce spesso a qualcosa di inusuale, strano. Le controversie sono state immediatamente abbattute dalla sceneggiatrice stessa, la quale, in un’intervista del 5 agosto, ha sostenuto con fermezza di aver voluto dar risalto, con l’uso di un termine simile, al modo in cui coloro che vengono etichettati come non ordinari, eccentrici, non conformi, bizzarri o particolari arricchiscano la nostra società, rendendo il nostro mondo esaltante e ricco nella sua variegata diversità. È, dunque, tra i gesti quotidiani di una protagonista geniale che si interfaccia dapprima con il suo team dello studio legale Hanbada e successivamente con clienti e giudici esitanti di fronte alla diversità, che affiorano storie spesso raccolte da casi legali realmente accaduti, i quali fanno da trampolino di lancio per riflessioni attraverso cui indagare i singoli frammenti di una società imperfetta e limitata che con troppa facilità volta le spalle di fronte a ciò che non conosce.

Netflix Junkie

Tutto ciò, unito alle ingenti spese affrontate dalla produzione del nuovissimo ente televisivo ENA, nato il 22 aprile 2022 dall’originale skyTV, alla computer grafica nonché all’ingaggio di un incredibile cast, ha reso straordinario anche il successo di questo k-drama che ha raggiunto il 15.8% di share con il nono episodio, toccando la vetta nella classifica delle serie più viste sulla piattaforma streaming di Netflix. Ma se gli altisonanti nomi di un cast eccezionale e un team eccelso di grafici hanno costituito parte del successo dell’Avvocata Woo Young-woo, sono di sicuro gli insegnamenti a conferirgli una profondità unica come unica è la voce stessa che li perpetua. Ed è per questo che la chiusa finale dell’articolo porta la firma dell’avvocata Woo Young-woo che, nel terzo episodio, afferma con sprezzante amarezza: «anche adesso centinaia di persone mettono “like” a un commento che dice che è una perdita nazionale se uno studente di medicina muore e vive un autistico. Ed è questo a costituire il peso della disabilità con cui ci ritroviamo a fare i conti.»

(Articolo di Antonella Gasdia)

Fonte: Corea today / Istituto Culturale Coreano

https://italia.korean-culture.org/it/1373/board/966/read/117818

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