Angeli sulla terra
La donazione degli organi è considerata da sempre un segno di grande e impagabile magnanimità. Si tratta di una decisione consapevole e personale che dimostra la propria volontà di salvare una vita (o migliorarne la qualità) e permettere ad essa di proseguire in salute. Può giungere da una persona viva (nel caso non sia necessario donare organi vitali essenziali) o deceduta. Le liste di attesa sono molto lunghe e seguono dei regolamenti e dei criteri di assegnazione ben precisi, che vanno a favorire il prosperare delle nuove generazioni (si favorisce il giovane rispetto all’anziano o la semplice emergenza).
Che organi possono essere donati?
Possono essere donate parti del corpo superficiali (pelle, capelli), sangue, organi pari non vitali (come un rene) e parti non troppo grandi di organi capaci di rigenerazione (come fegato e midollo osseo). Un trapianto non deve necessariamente essere effettuato da un consanguineo (e da ciò non dipende l’accettazione della parte donata) ma dalla compatibilità dei tessuti e dal gruppo sanguigno.
La privacy
Un’ampia percentuale della popolazione parla della donazione degli organi senza sapere veramente cosa ci sia dietro: essa consiste nel subire un’operazione in cui vengono asportati organi o dei tessuti, sotto consenso, con lo scopo di farne beneficiare un altro individuo che ne ha di bisogno per vivere. Attraverso il consenso, tuttavia, non è possibile conoscere chi è stato il mandante per la legge sulla privacy. Nonostante sia un argomento delicato, parlarne è senz’altro giusto, viste la possibilità del creare un “testamento degli organi”. Un gesto come questo, effettivamente, rappresenta quasi una donazione di un’altra vita al destinatario affetto da malattie patologiche che potrebbe passare dall’essere in fin di vita al poterla vivere ancora per molti anni.
In alcuni casi, data proprio la legge sulla privacy, è lo stesso ospedale ad accoppiare donatore e destinatario poiché, attraverso delle analisi, esamina la compatibilità tra i due e, una volta scelti, si effettua l’operazione. Coloro che donano sono considerati dei veri e propri angeli altruisti pronti a dare una parte di sé stessi al prossimo; un gesto che va oltre il solo “dare” alla famiglia, agli amici: si dà una parte di sé stessi a dei veri e propri sconosciuti che avranno la possibilità di vivere ancora. C’è chi dona parole e chi dona gesti, ma donare una vita è segno di amore per questa e per le persone del mondo; inoltre, chi lo fa dà una speranza a individui che hanno passato gli ultimi anni, mesi o giorni sotto i ferri con intorno molti medici che cercavano di salvarli giorno per giorno.
I donatori in Italia
Nonostante l’Italia sia uno dei paesi europei con la percentuale più alta di donatori, siamo ancora molto lontani dal velocizzare le liste di attesa che vi sono tra questi pazienti malati. Dunque, non si tratta di un problema strutturale o lavorativo ma di una vera e propria mentalità che sta a monte: la coscienza, cioè, di poter aiutare davvero chi soffre e rischia di non farcela. E se non ci si avvierà verso un’ulteriore sensibilizzazione sarà difficile sradicare convinzioni difficili da combattere, perché crescono e si moltiplicano trovando humus nell’ignoranza e nell’indifferenza, trasformandosi in malattie di cui non conosciamo la cura.