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Serie C: il Catania sprofonda nel silenzio del Massimino – Le ragioni della crisi

Serie C: la rete di De Francesco certifica l’ottava sconfitta stagionale degli etnei, la quarta tra le mura amiche. Lucarelli nel postgara: “Difficoltà ormai evidenti. Ripartiamo dall’orgoglio”👇

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📸Serie C girone C, matchday 19 – voceliberaweblacasadic

Le problematiche che affliggono la squadra rossazzurra sono evidenti ormai da diverso tempo. Lo sono forse fin dall’inizio, da quell’esordio casalingo con il Crotone del 3 di settembre che ha fatto da inquietante premonizione rispetto alle difficoltà che si sarebbero palesate nel corso di un girone d’andata da film horror. Problemi troppo evidenti per poter essere taciuti nascondendosi dietro alibi situazionali o ricorrendo a quel trito e ritrito frasario che parla di “sfortuna, assenze, eccessiva pressione etc”.

Diciassette partite di campionato e un cambio di allenatore dopo, il Catania torna a confrontarsi con i limiti strutturali di una rosa che si è dimostrata largamente inadatta a reggere l’urto competitivo di un torneo come la Serie C, nel quale avrebbe dovuto recitare un ruolo da protagonista anziché venire relegata ad infima comparsetta, superata più o meno agevolmente da squadre che sono espressione di realtà di provincia.

“Non c’è bisogno di scervellarsi per capire quali sono i veri problemi, ve lo garantisco”Cristiano Lucarelli si mantiene lucido nel fare una disamina delle criticità con le quali si è dovuto confrontare dal giorno del suo ritorno sulla panchina etnea. Pur senza voler entrare nel merito degli interventi, si suppone numerosi, che dovranno essere operati a breve per modificare l’organico, il tecnico lascia intendere di avere ben chiaro in mente il da farsi, auspicando però che da parte della squadra ci sia un moto d’orgoglio in occasione della trasferta di Benevento, quantomeno per chiudere l’anno solare con un mezzo sorriso.

Due gli ordini di valutazione da tenere presenti se si vuol comprendere come l’impatto del progetto Catania con il terzo livello del calcio professionistico sia stato così negativo. Il primo è di natura tecnica: la rosa allestita in estate dal duo Laneri-Grella (con quest’ultimo in una posizione di preminenza rispetto alle scelte compiute) manca di elementi che offrano un ricambio valido per tasso tecnico e caratteristiche, specie nel reparto avanzato. La fase offensiva del Catania piange e i numeri lo testimoniano (terzo peggior attacco della Serie C con sole 15 marcature). Samuel Di Carmine, 35 anni compiuti lo scorso 29 settembre, è il solo centravanti di peso di cui, fisico permettendo, sia possibile disporre. Alle sue spalle c’è un vuoto realizzativo lasciato colpevolmente in bella vista vista che nessun altro, tra attaccanti e centrocampisti, si è dimostrato in grado di colmare, neppure il buon Chiricò, andato progressivamente a spegnersi dopo un ottimo avvio di stagione (ultima rete contro il Latina ad ottobre). Continua sotto👇

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📸Cataniafc – Squadra e staff in cerchio attorno a mister Lucarelli dopo il triplice fischio – Sullo sfondo un Massimino vuoto per volere della Prefettura dopo i tafferugli di Catania-Pescara🏟

Il secondo ordine di valutazione è di natura caratteriale. “Quando ero calciatore e perdevo una partita mi incazzavo come una bestia, non parlavo con nessuno per giorni. Vorrei vedere una reazione di questo tipo. Noi siamo bellini, ci specchiamo, ma dobbiamo essere guerrieri”– Basta poco in fondo per cogliere l’altro grosso problema che riguarda il gruppo rossazzurro, in certi elementi più che in altri: la mancanza di carattere. Per reggere la pressione di una piazza che in terza serie si pone come unico obiettivo naturale la vittoria occorre che un atleta dimostri, oltre alle doti tecniche, una forza mentale sopra la media, tale da spingerlo alla battaglia con la consapevolezza di dover portare a casa il risultato senza se e senza ma. Forse è per questo motivo che diversi calciatori dallo storico in categorie superiori, ma protagonisti in contesti ambientali molto diversi da quello etneo, una volta sperimentato cosa voglia dire indossare la maglia rossazzurra non sono riusciti ad esprimere quelle potenzialità che altrove avrebbero più comodamente trovato un terreno fertile. Altrove, ma non qui. 10 volte andati sotto nel punteggio, 8 volte senza essere in grado di ribaltare il match. Chiunque abbia avuto ragione del Catania in questo campionato lo ha fatto capitalizzando le poche chances create e difendendosi con ordine, senza grossi patemi. Un’insipienza di gioco che nei rossazzurri ricorre come refrain da quando il pallone ha ripreso a rotolare in campo professionistico. Prendere nota per non ripetere le scelte infelici che hanno caratterizzato la campagna estiva.

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