Spettacolo

“Nido di Vipere” arriva nelle sale cinematografiche italiane.

Di chi ci si può fidare se ci si trova tra persone senza scrupoli?

Che cosa accomuna un povero inserviente, un corrotto doganiere, un crudele strozzino, un’astuta truffatrice, una giovane escort e un immigrato illegale? Ce lo racconta Nido di Vipere, in coreano “지푸라기라도 잡고 싶은 짐승들” , film diretto da Kim Yong-hoon che il 15 settembre farà il suo debutto nelle sale italiane. Distribuito da Officine UBU, questo thriller dark comedy narra la storia di persone che vivono ai margini della società ma che inseguono tutti lo stesso sogno: la ricchezza a tutti i costi. I loro destini si intrecciano proprio quando Joong-man (Bae Sung-Woo), un inserviente di una jjimjilbang, trova una borsa piena di denaro abbandonata in un armadietto. Felice della scoperta, lo sprovveduto uomo non si aspetta certo che questa borsa porti con sé una scia di sangue, tradimenti, omicidi e inganni, nonché inattesi colpi di fortuna.

Uscito nelle sale coreane nel 2020, Nido di Vipere segna il debutto cinematografico del regista Kim Yong-hoon. Accanto a lui, attori del calibro di Jeon Do-yeon e Jung Woo-sung danno vita ai malviventi della pellicola. L’attrice Jeon Do-yeon (premio come miglior attrice alla sessantesima edizione del Cannes Film Festival) veste i panni dell’avvenente e scaltra Yeon-Hee mentre l’attore Jung Woo-sung, vincitore di numerosi premi in patria, è l’indebitato quanto sleale doganiere Tae-young. L’attrice premio Oscar Youn Yuh-jung interpreta la madre dell’inserviente e, a completare il cast, vi sono Bae Sung-Woo, Jeong Man-Sik, Shin Hyun-bin, Jung Ga-ram e Jin Kyung.

“Ho adorato la sceneggiatura e il film non è conforme alle convenzioni generiche del tipico genere poliziesco”, ha così commentato Jeon durante una conferenza stampa a Seoul. Atmosfere tarantiniane e caotica esistenza che riprende i fratelli Coen, Nido di Vipere è una mescolanza di stili, oltre che di storie, in cui anche i più dettagliati piani vengono sopraffatti dalla casualità ma seguendo sempre un meccanismo narrativo a primo impatto complesso ma chiaro, grazie anche alla suddivisione in sei capitoli.

“Ero curioso di sapere come sarebbero cambiate le cose con la mia presenza. Questo è uno dei motivi per cui ho deciso di partecipare”, ha detto Jung. “Tae-young cerca di comportarsi come un leone nella giungla quando è solo un cagnolino bagnato, e lo trovo esilarante”. A tal proposito, senza rovinare la storia a nessuno, è bene prestare attenzione ai soprannomi usati per alcuni dei malviventi: soprannomi che riprendono proprio degli animali dando così l’impressione di una catena alimentare tra i personaggi. Anche il titolo coreano parla di bestie (짐승들) mentre quello italiano rappresenta bene l’essenza della varietà di caratterizzazioni portate sullo schermo.

di Silvia Crippa

https://italia.korean-culture.org/it/1373/board/966/read/117822

Fonte: Istituto Culturale Coreano

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