Cultura

Nani di Sicilia – Liotro

Alla radice di tutte quelle leggende siciliane (come quella del liotro) che hanno affascinato e ispirato generazioni vi sono fatti scientifici che, nonostante la loro obbiettività tecnica, riescono a sorprenderci allo stesso modo. Animali che generalmente ci immagineremmo vagare nelle savane o ruminare nelle foreste tropicali hanno abitato per anni sulla nostra isola, ispirando storie che riaffiorano nel nostro presente. Si tratta proprio degli elefanti.

La scienza ci racconta che durante una prima fase del Quaternario la Sicilia era collegata alla Calabria da terre emerse, che avrebbero permesso la migrazione di specie animali del continente in quella che, in seguito all’innalzamento delle acque, avrebbe assunto le sembianze di un’isola. Tra le nuove specie, quella dell’elefante, subii notevoli evoluzioni, che modificarono “brutalmente” la sua imponente stazza, attribuendogli l’appellativo di “elefante nano” proprio per il suo metro di altezza. I predatori non rappresentavano più un grande pericolo e nutrire un corpo piccolo era più facile.

La residenza dell’Elephas Falconieri (scientificamente la specie dell’elefante nano)in Sicilia va collocata nel periodo tra i 2,58 milioni di anni fa e gli 11.700 anni fa. I resti fossili di questa piccola specie di elefante sono rimasti sepolti per millenni, conservando in sé il ricordo di una Sicilia selvaggia e incontaminata.

Il loro ritrovamento non è solo opera dei moderni specialisti, già ai tempi di Empedocle (492-433 a.C.) la loro riscoperta aveva acceso la fantasia popolare che, alla vista del cranio inusuale dell’animale, caratterizzato dal foro centrale dovuto all’antica presenza della proboscide, aveva immaginato l’esistenza di creature mostruose dotate di un unico occhio che abitassero le caverne dell’isola: i Ciclopi. La caverna del noto Polifemo fu addirittura “individuata”, secoli dopo, da Giovanni Boccaccio nei pressi di Trapani.

C’è chi ipotizzò per assurdo che i resti elefantini fossero traccia del passaggio di Annibale stesso, c’è chi invece raccontò di una leggenda che può aiutarci a comprendere la scelta dell’animale come simbolo della città di Catania.

Dove oggi sorge la metropoli insulare vagavano un tempo animali feroci che furono tutti scacciati proprio da un elefante, permettendo il primo insediamento umano. Sono tante le incongruenze in questa storia ma non si può pretendere di spiegare una leggenda. Quel che è certo è però che i Catanesi si sentirono debitori verso il simpatico animale e in segno di riconoscenza gli dedicarono un statua in pietra lavica. Avete già capito di cosa stiamo parlando, vero? Ebbene sì, proprio del liotro, l’odierno simbolo di Catania, adottato nel 1239, quando Federico II di Svevia, rese la città uno dei più importanti centri del suo regno. A quel tempo il liotro sostituì l’effige di San Giorgio per rappresentare nel mondo la provincia siciliana.

Ma da dove deriva il nome della statua? Il termine liotro è per caso una parola straniera o un particolare dialetto? No, la risposta risiede, come è tradizione in Sicilia, all’interno di un’ennesima leggenda. Eliodoro era un ambiguo personaggio della Catania medievale: aspirava alla carica papale, la quale fu però concessa a Leone II. Da quel momento Eliodoro mostrò disinteresse nelle questioni religiose e si occupò di magia, ingannando gli abitanti con i suoi trucchi e sorprendendoli con la realizzazione di una statua, la statua di un elefante per esattezza, che riuscì ad animare e a cavalcare. Le voci popolari dicevano: “u cavaddu i liotru” storpiando in liotru il nome del mago, Eliodoro, e da queste dicerie di paese nacque il nome dell’elefantino catanese.  

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