Golpe in Gabon, cresce l’instabilitĂ in Africa centrale
Golpe: si tratta solamente dell’ultimo di una serie di episodi che ha interessato l’Africa centrale negli ultimi mesi👇
Il punto. Dopo Mali, Ciad, Burkina Faso e Niger, stavolta è toccato al Gabon venire colpito da quello che il presidente nigeriano Bola Tinubu ha definito il “contagio dell’autocrazia” vale a dire un’ondata di turbolenze che negli ultimi tre mesi ha attraversato alcuni paesi dell’Africa centrale i cui governi sono stati rovesciati (golpe) in seguito ad iniziative militari. Lo scorso mercoledì, nella capitale gabonese Libreville, un gruppo di ufficiali golpisti ha deciso di deporre il presidente Ali Bongo Ondimba, annunciando contestualmente la formazione di un governo transitorio, allo scopo di “porre un freno al deteriorarsi delle condizioni politico-sociali in Gabon”. L’ennesimo golpe preoccupa e non poco l’occidente, segnatamente la Francia, che ha sempre avuto nello stato centroafricano un prezioso alleato strategico in quella zona del globo, oltre che un membro della cosiddetta “ComunitĂ francese” dal 1958. Che il livello di allerta sia elevato lo testimonia la decisione della compagnia mineraria francese Eramet, prima produttrice mondiale di Manganese, di sospendere ogni attivitĂ sul territorio per garantire la sicurezza dello staff. Da Parigi un cauto commento sul colpo di stato in Gabon: “Condanniamo quanto avvenuto e ricordiamo il nostro impegno per elezioni libere e trasparenti”, mentre la Casa Bianca si dice “molto preoccupata” e da Pechino riferiscono che l’esecutivo di Xi Jinping monitora costantemente la situazione in Africa centrale “Alla luce dei molteplici fattori di instabilitĂ politica sul territorio”. Forte e inequivocabile invece la condanna pronunciata all’unisono dai membri dell’Unione Africana.
L’analisi. Il golpe si è consumato rapidamente senza che vi fosse spargimento di sangue alcuno ed è stato accolto dalla popolazione locale con manifestazioni di giubilo che sono sfociate in autentiche celebrazioni lungo le strade della capitale. La svolta è arrivata al principio del terzo mandato presidenziale dell’oramai deposto Ali Bongo, erede di una famiglia che ha governato il Gabon in maniera ininterrotta dalla fine degli anni sessanta. Prima di lui Omar Bongo, insediatosi nel 1967 con il sostegno del generale Charles De Gaulle e rimasto in carica, attraverso piĂą mandati, fino alla sua morte nel 2009. Quella dei “Bongo” possiede tutti i crismi della cleptocrazia, capace di governare un paese enormemente ricco di materie prime, tanto da essere membro dell’Opec, ma il cui popolo ha sempre versato in condizioni di estrema povertĂ . Ali Bongo era appena reduce da una vittoria elettorale che aveva destato non pochi sospetti, tra accuse di brogli e l’assenza di osservatori internazionali che accertassero la regolaritĂ dei voti. Il leader sessantaquattrenne si accingeva a pronunciare il suo consueto discorso al consiglio governativo quando si sono messe in moto le operazioni che hanno condotto al suo rovesciamento manu militari. In attesa di comprendere quale sarĂ il destino dell’ex presidente, frattanto posto agli arresti domiciliari, l’occidente osserva con una certa preoccupazione l’evolversi dello scenario, in seguito all’ennesimo colpo di mano che ha interessato la zona.
Copertina: Africa.online