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Ecuador, assassinato il candidato presidente Fernando Villavicencio

Sono le ore 18:20 di giovedì scorso quando l’aria del centro di Quito, capitale dell’Ecuador, si carica della polvere da sparo e del fumo delle esplosioni che hanno costituito l’attentato che è costato la vita al candidato presidente Fernando Villavicencio. L’ex giornalista che aveva fatto della politica il suo nuovo impegno sociale aveva appena concluso un comizio per la campagna elettorale che lo vedeva, insieme ad altri sette candidati, aspirare alla presidenza del paese ecuadoregno.


L’assassinio di Villavicencio costituisce l’ennesimo tentativo dei cartelli sudamericani di combattere una politica capace di mettere in pericolo l’ampio potere e insieme il controllo locale che essi esercitano sulla popolazione e sui territori. Non a caso uno dei punti del programma dello stesso candidato era quello di un maggiore incentivo alla legalità e alla lotta alla criminalità, punti che Villavicencio aveva già attenzionato attraverso il proprio operato giornalistico, essendosi ormai da tempo schierato contro la corruzione, fenomeno che interessa sì l’Ecuador ma che da sempre è risultato essere una costante della politica e dell’amministrazione dei governi sudamericani.


L’attentato ha visto prima il posizionamento di alcuni ordigni e poi l’impiego di un killer, il quale fattosi largo fra la folla radunatasi sotto il palco ha esploso più di 40 proiettili contro la vittima. Ne sono bastati 12 per portalo alla morte. E mentre l’asfalto antistante alla scuola Anderson, luogo dell’evento, si macchiava del sangue di Villavicencio almeno altre 6 persone veniva coinvolte dall’esplosione delle bombe.


Immediatamente dopo Guillermo Lasso, presidente dimissionario, ha decretato lo stato di emergenza nazionale. L’obiettivo è quello di permettere il regolare svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Generale e la scelta del futuro presidente. Nel corso della successiva conferenza Lasso ha spiegato “I soldati garantiranno la sicurezza dei cittadini, la tranquillità del Paese e le elezioni libere e democratiche del 20 agosto come previsto dal Consiglio Nazionale dell’Ecuador”. Mentre sull’omicidio ha aggiunto “il crimine è certamente politico, la matrice che l’ha invece realizzato sarà sicuramente terroristica”.

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