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Sicurezza internazionale – Gli occhi della Cina su Taiwan

Sicurezza: le mire del colosso asiatico sull’isola e perché temere lo scoppio di un’altra guerra👇

📷ilfattoquotidianoXi Jinping, 70 anni, Presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2013

Lo scenario. C’è un altro fronte a destare preoccupazione nel mondo in merito a possibili sviluppi bellici. La heatmap globale, in qualità di termometro della sicurezza nei rapporti tra le nazioni, segna un nuovo surriscaldamento sull’asse Cina-Taiwan, la cui evoluzione potrebbe portare molto presto all’escalation militare. Nei giorni scorsi il governo di Taipei, nella persona del Ministro della Difesa Chiu Kuo-cheng, ha annunciato l’invio, da parte della Cina, di 37 aerei e 7 navi militari che avrebbero varcato il confine non ufficiale tra i due paesi, sito nella linea mediana dello stretto di Taiwan, entrando nello spazio di difesa aereo dell’Isola. Una provocazione forte, meritevole di essere monitorata, lanciata dallo stato maggiore cinese proprio alla vigilia dell’esercitazione annuale con cui Taiwan si prepara all’eventualità di un’invasione, attraverso la riproduzione di realistici scenari di guerra (tra i modelli di riferimento presi in esame vi sono le operazioni russe in Ucraina). Stavolta però il passaggio dalla simulazione alla realtà sembra davvero prossimo.

Cina. Da Pechino nessun commento sulle accuse del ministero della Difesa di Taiwan di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Tuttavia, se si guarda ai movimenti delle forze armate cinesi intorno all’Isola negli ultimi mesi, si palesa un disegno inequivocabilmente finalizzato a intimidire la controparte, preparando il terreno ad una serie di azioni su vasta scala. Lo scorso aprile, come accaduto già nell’agosto del 2022, da parte dell’esercito cinese sono stati simulati attacchi di precisione congiunti contro obiettivi mirati presenti a Taiwan e nelle acque limitrofe, con l’impiego di ben undici navi da guerra e settanta velivoli, dediti ad attività di accerchiamento del territorio insulare. Non si è fatta attendere la risposta della presidente taiwanese Tsai Ing-Wen, che ha subito chiamato in causa un partner internazionale di maggior rilievo, alzando il livello dello scontro: “Vogliamo rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti sul tema della sicurezza. Pronti a fronteggiare ogni minaccia. Noi a difesa della libertà e della democrazia, messe in pericolo da anni di espansionismo autoritario”. Dunque allerta massima da parte delle autorità locali circa il rischio di nuove incursioni di mezzi militari cinesi.

Le ragioni geopolitiche. Cosa spinge la Cina a voler annettere Taiwan? E perché il ruolo degli Stati Uniti in questa vicenda è così importante? In primis vi è una ragione geografica, data dalla collocazione strategica dell’isola, a pochi chilometri dalla Cina continentale ed al centro tra nord e sud est asiatico. Una posizione delicata che la rende ideale per servire una pluralità di scopi strategici, sia difensivi che offensivi. Secondariamente vanno considerate le motivazioni che afferiscono a un discorso di tipo ideologico. Il governo di Xi Jinping vede infatti in Taiwan l’ultima tappa sulla strada del processo di ringiovanimento nazionale voluto dal Partito Comunista cinese, una conquista territoriale che rappresenterebbe il vertice della missione di riscatto dal cosidetto “Secolo delle umiliazioni”. Da non trascurare inoltre la grande importanza dell’isola dal punto di vista economico. Quella taiwanese è la ventunesima economia al mondo, con un settore fiorente in particolare nella produzione di Semiconduttori nella cui vendita è assoluta leader. Per la Capitale Taipei passa circa il 40% del commercio mondiale, un quarto del quale è americano. Ecco che anche in questa parte del globo entrano in gioco gli interessi degli USA, il cui obiettivo è impedire che Taiwan finisca attratta nell’orbita cinese. Pur in mancanza di un riconoscimento ufficiale, nel 1979 gli Stati Uniti siglarono un patto (Taiwan Relations Act) con cui si impegnavano a fornire all’isola aiuti militari e logistici, senza però prevedere un coinvolgimento delle proprie truppe in caso di attacco da parte della Repubblica Popolare Cinese. E’ proprio su questa ambiguità, strategicamente ricercata, che si sono sviluppate le turbolente relazioni tra Cina e America fino ad arrivare alle tensioni dei giorni nostri. Ora che l’ombra cinese torna a proiettarsi decisa sullo stretto, come reagiranno gli Stati Uniti?

📷Valigia Blu

Copertina: Geopop

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