PizzaGPT: La ChatGPT italiana
Ormai sappiamo tutti che ChatGPT è stato temporaneamente bloccato in Italia dal Garante della Privacy, che vuole maggiori delucidazioni su ciò che OpenAI, casa madre di ChatGPT, faccia con i nostri dati.
Nobile intento con insensata esecuzione.
E seppur vero che esistono già svariate alternative che ci permettono di continuare ad avere un’intelligenza artificiale al nostro fianco (Bing AI, Google Bard, ChatSonic, ecc…), c’è chi semplicemente si trovava bene ad usare “l’originale”.
E per queste persone, scaricare o addirittura pagare una VPN non è veramente un’opzione.
Ed ecco quindi che arriva PizzaGPT (mamma mia 🤌).
Essa è una soluzione totalmente italiana che fa proprio questo:
far tornare ChatGPT in un modo che renda felice anche il Garante della Privacy.
A voi sembrerà l’ennesima copia che in realtà non ha le stesse funzioni…
E invece no, marachella! :
PizzaGPT usa le stesse API usate da ChatGPT, quindi sostanzialmente è come stare usando ChatGPT ma con un’interfaccia leggermente diversa.
Per chi non se ne intende di informatica:
è un po’ come se ChatGPT e PizzaGPT fossero due ristoranti separati da fuori, ma dopo che i camerieri prendono le ordinazioni, tutto il cibo esce sempre dalla stessa cucina.
La più grande differenza però è una: PizzaGPT non archivia nulla.
Perchè? Beh, per 2 motivi:
- Per risparmiare sui costi (dato che è un progetto mantenuto da un singolo sviluppatore nel tempo libero)
- Per rimanere fedeli alla promessa di non raccogliere alcun dato
Infatti, PizzaGPT invia ogni domanda ai server di OpenAI in maniera a sè stante, senza permettere di mantenere una conversazione.
In più, non essendo presente alcun account, ogni refresh della pagina vuol dire perdere le precedenti domande.
Probabilmente starete pensando che un servizio del genere non è alla pari con il vero ChatGPT, ma del resto ci dobbiamo arrangiare con ciò che abbiamo fino a che il Garante della Privacy non permetterà di nuovo a OpenAI di operare in Italia.
