Cultura

Messina, Terremoto del 1908

Il 28 dicembre del 1908, alle ore 5:20, un violento terremoto di magnitudo 7.2 colpisce la Sicilia orientale e la Calabria meridionale. Le città di Messina e Reggio Calabria sono gravemente devastate, il numero delle vittime è stimato intorno a 80mila.                               

Circa 10 minuti dopo la scossa segue una devastante onda di maremoto che travolge entrambe le coste dello stretto, lo tsunami aggrava enormemente le distruzioni provocate dal terremoto e provoca nuove vittime tra le persone sopravvissute ai crolli, che correndo verso il mare cercavano una via di salvezza.                                                                 

 Le città sono isolate a causa della distruzione di strade, ferrovie, linee telegrafiche e telefoniche.            

Gli effetti del terremoto condizioneranno per anni l’economia e le dinamiche demografiche delle aree colpite.         

Dopo il terremoto

A Messina, sede della 1ª squadriglia torpediniere della Regia Marina, si trovarono ancorate nel porto le torpediniere “Saffo”, “Serpente”, “Scorpione”, “Spica” e l’incrociatore “Piemonte”; a bordo di quest’ultimo un equipaggio di 263 uomini tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Alle otto del mattino della stessa giornata del 28, la “Saffo”, riuscì ad aprirsi un varco fra i rottami del porto. I suoi uomini e quelli della Regia Nave “Piemonte” sbarcarono dando così inizio alle opere di soccorso.                                           

Martedì 29 arrivarono i soccorsi da navi russe e britanniche che erano alla fonda a Siracusa e ad Augusta. Il ritardo fu causato dal fatto che i piroscafi partirono da Napoli, e in tarda serata, subito dopo che le reali notizie sulla catastrofe arrivarono al Governo. A causa dei ritardi dei soccorsi le vittime si moltiplicarono.

I resti della chiesan del Rosario di Reggio Calabria, dopo il violento terremoto del 1908
Fonte – Wikipedia

A Messina il terremoto colpisce il nucleo storico e la zona costiera. La trama della città era caratterizzata da un sistema di assi che la attraversavano da nord a sud, sui quali prospettava un’edilizia di impianto medievale edificata per giustapposizione di cellule presumibilmente coperte a falde inclinate con colmo parallelo al fronte stradale. All’interno della città storica la tipologia residenziale di cui si conserva traccia si configurava largamente come una giustapposizione di botteghe con annesso ammezzato e un piano superiore. 

La commissione redige le norme tecniche

  All’indomani del terremoto, una commissione appositamente istituita redige le norme tecniche sulla scorta delle osservazioni dei danni riportati, le norme tecniche redatte per le regioni colpite dai terremoti consentono di chiarire la condizione dei fabbricati che hanno subito l’urto sismico.    

 La commissione riferisce che la prassi aveva disatteso la norma ed erano stati realizzati edifici in cui la scarsa perizia dei costruttori e la cattiva qualità dei materiali impiegati aveva dato luogo a un tessuto urbano eterogeneo e vulnerabile, questo causa la distruzione della maggior parte dei fabbricati in seguito al terremoto.                                                              

L’obiettivo perseguito di giungere a una più piena comprensione dei danni causati dall’evento calamitoso ha dato forza all’esigenza di selezionare alcune aree della città ritenute significative per sviluppare una riflessione basata sull’evoluzione dell’agglomerato urbano.

Molte delle monumentali costruzioni dei centri urbani subirono danni che, pur se non irreparabili, comportarono la loro demolizione per l’attuazione dei piani regolatori redatti dagli ingegneri Borzì e De Nava. Essi prevedevano la realizzazione di una città quasi totalmente nuova.                                                                                                                                     

  Numerose furono le costruzioni vittime dei danni del terremoto e delle successive demolizioni. Tra le architetture più importanti della città di Messina ricordiamo: l’imponente Palazzata che al suo interno conteneva il Palazzo Municipale, anch’esso distrutto; tantissime chiese tra cui quella di San Gregorio, la SS. Annunziata dei Teatini, il Duomo. Innumerevole fu anche il patrimonio storico artistico andato perduto e mai più ritrovato.

Panorama della città ormai distrutta di Messina, affacciato verso la direzione della Calabria.
Fonte – Wikipedia

La necessità di salvare il salvabile richiamò la presenza in città dell’archeologo Antonio Salinas, Direttore della Regia Soprintendenza ai Monumenti, e l’architetto Francesco Valenti. I materiali recuperati trovarono una prima sistemazione presso la spianata di S. Salvatore dei Greci, destinata poi a Mu

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