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Recensione di Logan (2017)

“Logan” non è solo un film sui supereroi; è una discesa emotiva profonda nelle pieghe più oscure e umane di un personaggio che per anni è stato sinonimo di invincibilità e forza primordiale. Al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare da una pellicola del genere, l’ultimo capitolo della saga di Wolverine è un dramma crudo e senza fronzoli, un addio al personaggio che molti di noi hanno imparato ad amare nei decenni. Dire che Logan è un film “epico” sarebbe riduttivo; è una riflessione amara e potente sull’invecchiamento, sulla redenzione e sull’eredità che lasciamo nel mondo.

Nel futuro distopico di Logan, vediamo un Wolverine (interpretato magistralmente da Hugh Jackman) ormai sfatto e disilluso. Le sue capacità si sono indebolite, il suo corpo è segnato dal tempo e dalle battaglie, e la sua anima è frastornata dal peso delle perdite. Non più il selvaggio, incontrollabile eroe degli esordi, Logan è ora un uomo stanco, un uomo che lotta per sopravvivere in un mondo che sembra averlo dimenticato. L’unica sua compagnia è il Professor X, un Charles Xavier ormai malato, le cui capacità mentali si stanno deteriorando. La loro relazione, quella tra il mentore e l’allievo, è diventata una parabola di solitudine e responsabilità.

L’introduzione di Laura, la giovane ragazza che ha una connessione speciale con Logan, porta una ventata di speranza in un film che sembra respirare solitudine e disillusione. Laura, con i suoi poteri simili a quelli di Logan, è la chiave di volta della trama. Non solo rappresenta l’ultimo legame di Wolverine con il passato e la sua umanità, ma è anche simbolo di un futuro che Logan non può più ignorare. La sua presenza riaccende in lui qualcosa di più grande, una volontà di lottare non solo per sé, ma anche per lei e per ciò che rappresenta: la possibilità di un futuro in cui la violenza e l’odio possano finalmente essere spezzati.

La trama del film è una continua riflessione sulla caducità della vita e sul peso dei ricordi. Lungo il cammino, Logan deve affrontare il suo passato, i suoi errori e i suoi fallimenti, ma anche le sue azioni future. La ricerca di Laura da parte di Logan non è solo una missione fisica, ma anche un viaggio interiore, una possibilità di redimersi prima che la morte lo raggiunga. E così, mentre il film si sviluppa, diventa chiaro che la vera battaglia di Logan non è solo contro i nemici esterni, ma contro la sua stessa natura, contro ciò che ha sempre rappresentato.

I villain del film, in particolare Pierce e la “X-24”, sono emblematici del sistema in cui Logan si trova intrappolato. Non sono solo avversari fisici, ma sono l’incarnazione della violenza cieca e del controllo, del tentativo di sfruttare e manipolare le persone per scopi egoistici. In questo modo, Logan si distacca dalle tipiche lotte di supereroi per concentrarsi su un conflitto più personale e universale, quello della lotta per la libertà contro la oppressione.

Il significato del film si estende ben oltre la trama. Logan esplora il concetto di fine, non solo in senso letterale, ma anche metaforico. È la fine di un’era, la fine di un personaggio che ha cambiato per sempre il panorama dei film di supereroi. Ma è anche la fine di una speranza, di un’epoca in cui si pensava che le cose potessero migliorare grazie alla forza. Alla fine, Logan ci mostra che a volte non c’è salvezza, ma solo accettazione del dolore e della realtà. È un film che ci insegna che anche gli eroi, prima o poi, devono fare i conti con il loro passato e con il loro destino.

In conclusione, Logan è un film che non teme di mettere in discussione i canoni del genere supereroistico. Con una scrittura profonda, personaggi complessi e una narrazione che tocca il cuore, il film rappresenta l’epilogo ideale per Wolverine, un addio che si trasforma in un atto d’amore verso il personaggio e verso il pubblico. È un film che resterà impresso nella memoria di chiunque l’abbia visto, non per le sue scene d’azione, ma per la sua capacità di raccontare una storia universale di lotta, perdita e, infine, speranza.

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