Arte

L’importanza del colore come linguaggio visivo

Nel nostro quotidiano ci dimentichiamo spesso dell’importanza visiva del colore, dei significati che vi si nascondono dietro, dell’aspetto sociologico e storico. Ecco, però, cosa si cela dietro 👇

800_Franco Fontana© Los Angeles 1990 museo dell’ara pacis

Facendo un passo indietro, la vista è uno dei primi sensi che si sviluppa durante il processo di crescita di un’infante e, quindi, siamo abituati sin da subito alla percezione del colore. I colori, infatti, sono una delle prime cose che impariamo a riconoscere ma – come dice Pastoureau – sono anche una delle ultime cose che impariamo realmente a comprendere.

In diversi campi dell’arte ormai il colore ha un ruolo molto importante, basterebbe pensare alle sperimentazioni di Felice Beato o del suo allievo Kusakabe Kinbei, risalienti alla fine dell’ottocento, che portarono il colore in fotografia ancor prima che fosse realmente possibile, attuando manipolazioni pittoriche alle loro fotografie; o ancora allo stupore del primo film che da bianco e nero divenne a colori, di cui abbiamo un’iconica rappresentazione di qualche anno più tardi, con Singin’ in the rain, un musical di Gene Kelly e Stanley Donen che affronta la tematica del cambiamento avvenuto tra cinema muto e sonoro e quindi anche il colore, donando un impatto visivo forte.

Felice Beato, fondazione Alinari archivio.jpg http://voceliberaweb.it


Oggi il colore diventa un codice, una forma di comunicazione che attraversa secoli di storia e che continua ad esserci d’aiuto per esprimere il nostro modo di vedere, e di pensare alla nostra realtà, soprattutto in campo artistico: ad esempio i coloratissimi paesaggi di Franco Fontana. In campo narrativo, possiamo trovare alcuni riferimenti utili per approfondire i significati sociologici dei colori e anche qualche pillola risaliente al passato che potrebbe interessare alcuni lettori più curiosi. Uno dei libri più suggestivi per quanto riguarda le curiosità dietro al colore, infatti, è sicuramente Chromorama, di Riccardo Falcinelli.

Questo libro ci trasporta totalmente, attraverso diverse dimensioni – pubblicità, cinema, design – per mostrare come funzioni il colore non come emozione naturale ma bensì come linguaggio culturale. Falcinelli, in questo testo, analizza l’uso dei colori nella storia dell’immagine contemporanea, da Dylan Dog al packaging alimentare, fino alla cinematografia di Wes Anderson, dove ogni tonalità è studiata come se fosse parte di una grammatica visiva.

Altre letture interessanti sono sicuramente gli studi di Michel Pastoureau, uno storico medievalista e antropologo, che ha studiato per decenni la storia sociale dei colori. Il rosso, ad esempio, che è stato un simbolo di potere, di sangue, di peccato e sacralità; il blu, considerato oggi rassicurante, fu a lungo considerato volgare. Per Pastoureau, i colori sono segni in movimento; di conseguenza, il loro significato muta e si trasforma con le epoche, le religioni, e la politica.


Il colore oggi resta uno degli strumenti più potenti per lasciare un messaggio. Dalla fotografia di Beato fino a quella di Fontana, dalla pittura e al design pensando, ad esempio, a Kandinsky fino ad Andy Warhol, passando per l’immaginario cinematografico di Kubrick o Wes Anderson; il colore è oggi molto più di una scelta unicamente estetica: diventa grammatica visiva. Riconoscerne il peso e saperne analizzare l’uso è oggi un aspetto necessario per chiunque voglia capire il senso delle immagini che ci circondano.

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